Compiacere gli altri: perché lo fai e come smettere

compiacere gli altri
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Compiacere gli altri significa essere più sintonizzata sui bisogni delle altre persone piuttosto che sui tuoi; più attenta e interessata ai loro sentimenti, preoccupata delle loro reazioni, anziché in ascolto di te stessa, di come ti senti e di ciò che vuoi.

Compiacere gli altri e riservare il peggio a te stessa

Nel voler compiacere ogni scelta che fai è guidata da quello che piace agli altri, dai loro desideri, dalle loro aspettative. E questo, molto spesso, ti porta a non darti spazio per stare dietro alle richieste di tutti, non riuscire a dire “no” per non sentirti in difetto, non concederti ciò di cui hai bisogno pur di non lasciare qualcosa o qualcuno indietro. Per poi chiudere le giornate sempre stanca morta, senza aver fatto nulla per te.

Compiacere gli altri è stato per anni il mio mantra

Mi adattavo per evitare conflitti, mi facevo carico di responsabilità non mie, dicevo di sì per non sentirmi dare dell’egoista, mi facevo in quattro per accontentare tutti, sacrificavo me stessa e il mio spazio pur di non venir meno a quello che ogni persona là fuori si aspettava da me e sentirmi, in qualche modo, a posto.

Insomma, volevo fare tutti felici e contenti. Tranne me stessa. E questo, nel tempo, mi aveva portata a sentirmi intrappolata in uno scomodo cantuccio fatto di doveri, arrabbiata con il mondo e delusa per tutto quello che mi aspettavo di ricevere in cambio della mia compiacenza e che non era arrivato.

L’epilogo della storia è che ho dovuto perdere la salute per darmi una svegliata e smetterla di compiacere gli altri.

Compiacere gli altri: perché lo fai?

Quello che ho imparato dalla mia esperienza personale e di vita è che alla base di questo modo di fare c’è una mancanza di autostima e di fiducia in se stesse che porta a essere oltremodo disponibili e accondiscendenti per paura di non essere amate, di scontentare qualcuno ed essere abbandonate. E la convinzione, molto radicata, di non andare bene così come siamo che rende dipendenti dal giudizio e dall’approvazione altrui e porta a essere delle perfezioniste. Come se facendo ogni cosa alla perfezione diventassimo finalmente degne di essere amate, apprezzate, riconosciute.

Si vuole piacere a tutti.

E nel voler piacere a tutti si prendono spesso forme che non sono le proprie. Per sentirsi sostenute, validate. Per ricevere il sigillo “tu sei OK”, “la tua scelta è OK”. Il punto è che nell’agire per compiacere gli altri ci si mette da parte. Ci si allontana sempre i più da se stesse. Dai propri bisogni e desideri. Fino a perdersi.

Prima gli altri. Poi tu

Così, facilmente, nella tua tua quotidianità sei guidata dall’idea di non essere abbastanza e per questo non meritevole di essere felice. Tenuta in scacco da quel senso di colpa che ti fa dire “prima gli altri, poi io”. Perché per essere amata devi essere accondiscendente. È questo che ci è stato insegnato.

E ti sembra di non avere alternative. Che essere in quel modo lì sia un tuo dovere. Come se dovessi sempre dimostrare qualcosa. Magari, per adeguarti alle richieste degli altri, per continuare a compiacerli, a renderli felici e ricevere il famoso sigillo, sei diventa bravissima a non ascoltarti.

Io lo ero diventata.

Avevo tagliato i ponti con il sentire, represso le mie emozioni, negato le mie necessità. Diventando inflessibile verso me stessa e intollerante verso i miei errori. Facendo mie verità, opinioni e convinzioni altrui. Accettando cose ingiuste.

Tutto pur di non venir etichettate egoista e menefreghista. Tutto pur di convincere gli altri di essere una brava persona. Tutto pur di sentirmi considerata, approvata e amata.

Quello che poi nel tempo ho compreso è che le cose migliori spesso arrivano proprio da scelte che deludono le aspettative delle persone intorno a noi, se queste rispondono ai nostri bisogni più autentici. Perché ci aiutano a sentirci speciali, preziose, uniche.

La storia di Marta

Marta è una donna intraprendente, una lavoratrice instancabile con un forte senso del dovere. Il lavoro e la famiglia sono da sempre le sue priorità. Questo la porta a pensare poco a se stessa. Perché, nel momento in cui “osa” darsi più spazio, si sente in colpa. Così, cerca in tutti i modi di essere accomodante, di adattarsi al meglio alle richieste della sua famiglia, dando più valore ai loro bisogni piuttosto che ai suoi.

Quando Marta ha iniziato il percorso con me non si sentiva più se stessa. Era profondamente infelice, oppressa dal suo senso del dovere e dalle continue pretese degli altri. Il suo desiderio era riprendersi i propri spazi, lasciar andare il bisogno di sentirsi approvata, il voler piacere a tutti insieme a quel senso del dovere che la teneva in gabbia. E iniziare a pensare un po’ a sé.

Durante il percorso insieme

Abbiamo lavorato sul tema del valore personale, dei sani confini e dell’ascolto profondo di se stessa attraverso il corpo, per fare pulizia di quei meccanismi che la costringevano ad essere accondiscendente, a sopportare per il quieto vivere, a censurare i suoi bisogni e desideri in favore di doveri e regole obsoleti, prendendo al contempo le distanze dai pensieri e dalle emozioni che la tenevano in scacco.

Questo ha permesso a Marta di iniziare a dedicarsi del tempo ogni giorno senza sentirsi in colpa, di non darsi più così tanto da fare per compiacere gli altri a discapito di se stessa e di imparare a difendere il proprio diritto di dire “no”, senza più preoccuparsi del loro giudizio e/o di ricevere la loro validazione. Perché sente che va bene così com’è.

Come smettere di compiacere gli altri

La prima consapevolezza che desidero trasmetterti è che tu non vali di meno se non soddisfi le richieste di tutti, se non fai il tuo dovere o gli altri non approvano le tue scelte. E vai bene anche se non sei perfetta, se non sei buona e gentile con tutti, se non sei d’accordo con quello che gli altri pensano, credono, ritengono verità.

La seconda consapevolezza è che la situazione in cui ti trovi oggi l’hai creata proprio tu con le tue scelte.

Lo so che sarebbe molto bello poter risolvere tutto con un colpo di bacchetta. Ma non esistono bacchette magiche per questo. O, meglio, la bacchetta magica sei tu. Quindi, quello che puoi fare da oggi in poi è scegliere diversamente.

Qui ti offro alcuni spunti da cui partire per iniziare a smettere di compiacere gli altri e fare un passo avanti verso te stessa.

Scegliti e inizia a dire no

Sceglierti significa uscire dal solito schema che ti sta tenendo lì dove sei. A non far nulla per te stessa, a dare tanto agli altri, a sentirti in dovere di aiutare tutti. Non sei nata per vivere nel sacrificio, per vivere nella rinuncia. È tuo diritto di nascita vivere una vita che ti faccia sentire libera di dedicarti del tempo e non schiacciata dal peso dei doveri e dalle mille mila cose che gli altri si aspettano da te. Scegli oggi un’azione da fare per toglierti da dove sei, per elevare la tua situazione, per liberarti da ciò che ti tiene stretta. Può essere anche una cosa piccola. Un piccolo no da dire. E poi, un passetto dopo l’altro, alza il tiro. E se qualcuno si offende per il tuo no? Non morirà per questo. Rimani ferma sulle tue posizioni.

Definisci qual è il tuo abbastanza

Il tuo abbastanza è il limite oltre il quale non è giusto per te andare perché poi diventa troppo. È quello che ti permette di ristabilire i tuoi confini e iniziare a dire no quando è il caso. Il tal senso il corpo ti viene in aiuto. Ascoltare il tuo corpo, infatti, ti permette di sentire quali sensazioni provi dentro di te mentre cerchi di compiacere tutti, mentre dici tutti quei sì al mondo. Sono piacevoli? Sono spiacevoli? Inizia a farci caso. Ascoltati. Puoi anche coltivare intenzionalmente la domanda “Che sensazione mi dà questa scelta?”. E poi metterti in ascolto. Questo ti permetterà di sentire quali sono i no giusti da dire. Ed evitare che gli altri si approfittino oltremodo della tua disponibilità, della tua generosità, del tuo senso del dovere.

Amati tu per prima

Amare te stessa dovrebbe essere la cosa più semplice e naturale da fare, eppure è spesso la più difficile. Perché non siamo state educate ad amare noi stesse. Ci hanno insegnato che tutto è più importante e urgente di noi e della nostra vita. Così, per compiacere gli altri ci si dimentica del rispetto di se stesse. Si diventa incapaci di mettersi al primo posto senza considerarlo egoistico. Non si segue il proprio sentire per paura di perdere qualcuno. Si dà retta al proprio Giudice interiore che ci vuole destinate a rimanere nell’insoddisfazione.

Questa è la nostra eredità. E ora ne facciamo un bel falò.

Perché amare te stessa non è qualcosa di cui occuparti solo dopo aver “risolto” la vita degli altri. Non è rinunciare alla tua felicità in nome di… Non è rincorrere un’idea di perfezione che non esiste. Non è rinnegare te stessa per essere diversa da come sei. Accetta di non piacere a tutti. Accetta che a qualcuno non andrai bene. Più ami e rispetti te stessa, meno avrai bisogno dell’approvazione degli altri.

Inizia dunque a volerti bene tu, a coltivare questo amore per te. A pensare a te stessa come a una persona a cui tieni. Dedicati tempo e attenzioni, dai il giusto valore ai tuoi bisogni e desideri, fai le cose che ti fanno stare bene, smettila di giudicarti, di svalorizzarti, di essere la tua carnefice numero uno. Se tu per prima non sei amorevole con te stessa, puoi aspettarti che lo siano gli altri?

Non farti carico della felicità degli altri

La felicità degli altri non è una tua responsabilità. Ciò che gli altri provano, le loro emozioni, i sentimenti, il modo in cui interpretano i tuoi comportamenti dipende dalla loro visione del mondo (convinzioni, credenze, valori, regole, ecc.), non dipende da te. Quando si è abituate a compiacere gli altri è facile cadere in questa trappola. In fondo, lo abbiamo fatto fin da bambine per adeguarci alle richieste dei nostri genitori e renderli felici.

Poi c’è il senso di colpa che è sempre lì in agguato e tiene in riga. Perché l’idea di fare del male a qualcuno con il proprio comportamento, di passare per brutte persone, di non fare ciò che ci si aspetta da noi, fa sentire a disagio. E poi ci sono gli altri che usano quel senso di colpa per controllarci e farci fare quello che vogliono.

Come uscirne?

Iniziando a scegliere ciò che rende felice te, ciò che è meglio per te, anziché continuare a fare carte false pur di essere apprezzata. Perché tanto, qualunque cosa tu faccia per gli altri, ci sarà sempre qualcuno che non sarà felice, che avrà da ridire, che si aspettava da te la luna e tu non gliel’hai data. È un allenamento alla disobbedienza, al darti spazio, al seguire il tuo piacere e non più il dovere. È una piccola grande rivoluzione che vale la tua felicità.

Ritrova il tuo centro

Centrarti è un modo per interrompere il pilota automatico che ti porta a compiacere gli altri. Ti permette di allontanare le interferenze esterne che ti fanno perdere di vista te stessa e la tua felicità. Per ritrovare calma, equilibrio e armonia. Per riprendere contatto con le tue emozioni e sensazioni profonde. Per riconoscere quello che ti manca, quello che desideri, individuare i tuoi bisogni e i passi da fare per soddisfarli.

Procedi così.

Siediti in una posizione comoda. Chiudi gli occhi. Porta le mani al cuore. Fai un respiro profondo. E con questo respiro ti rilassi e osservi. Non devi fare nulla, non devi cambiare nulla. Essere semplicemente presente a te stessa. Sentire il tuo corpo, il tuo respiro, il battito del cuore. Sentire se ci sono sensazioni, emozioni, pensieri. Accogliendo tutto quello che c’è così com’è. Osserva, accogli, stai. E respira.

E se ti serve un piccolo aiuto, puoi scaricare la mia pratica audio guidata.

Sii disubbidiente. Sfida la tua paura

Quando smetti di compiacere gli altri ti senti finalmente libera. Libera da quel fardello che per troppo tempo hai portato sulle spalle. Libera di essere te stessa, di seguire i tuoi passi. Libera di soddisfare i tuoi bisogni, di occuparti di te. Libera di definire le tue regole, di seguire i tuoi desideri. Libera di ascoltare le tue verità e di seguire la chiamata del tuo cuore.

Smettere di compiacere gli altri è un percorso. Non ci si arriva dall’oggi al domani.

Talvolta, la paura di perdere l’affetto dei propri cari può impedirci di fare quei passi concreti verso noi stesse, di ascoltare i nostri bisogni, di metterci al primo posto. Eppure, la strada verso una vita felice passa proprio da qui, da quell’ascolto, da quella capacità di scegliersi, di darsi importanza, di rimettersi al centro della propria vita. Gli altri non possono venire sempre prima. Prima ci siamo noi. Prima ci sei tu.

Non dimenticarlo.

Valeria Antonelli

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