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Devi andare il più possibile in profondità nella consapevolezza allora nessuno potrà illuderti poiché allora non vedrai l’apparenza, ma la realtà.
Buddha
Il Buddha insegnò che è possibile giungere alla verità attraverso la consapevolezza e, per giungere alla consapevolezza, indicò vari metodi, fra i quali la meditazione.
Esistono tantissimi tipi di meditazione. Shinè, una meditazione concentrativa, dove tutta l’attenzione viene indirizzata fermamente su un oggetto univoco. Anapanasati, la meditazione sul respiro. Vipassana, una meditazione di visione penetrativa, che intende sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali. Oltre a meditazioni analitiche (nelle quali viene usata la sfera concettuale e il pensiero), meditazione camminata (praticata in movimento) e tante altre.
Quella, apparentemente meno conosciuta ma, a mio avviso, più importante, è la meditazione regressiva, ovvero quella che ci aiuta a ritrovare la memoria delle vite precedenti, la memoria delle vite passate.
Il controllo del respiro per essere “qui e ora”
Tutte le meditazioni sono basate sul respiro o pranayama, che ne è la tecnica prima, quella su cui poi si costruisce ogni tipo di meditazione.
Seguendo e controllando il proprio respiro è possibile essere “qui e ora”. Se respiro, sono necessariamente “qui ora” e la mente, seguendo il respiro, non può essere altrove.
La consapevolezza, dunque, parte solo dal “qui e ora”? E il domani? Ma, soprattutto, quel famoso “ieri” che è già passato, ma che costituisce la base per ciò che è “l’adesso”, ovvero il “qui e ora”?
Meditazione regressiva: il “qui e ora” che dipende dalle vite precedenti
Ciò che è stato “ieri” (le vite precedenti) crea quello che è “qui ora”. Seguendo il nostro respiro, attraverso una meditazione regressiva, il “qui e ora” diventerà anche “quel qui e ora che dipende da ciò che è stato prima” e possiamo così giungere a capire cosa ha prodotto ciò che siamo ora.

Ciò che è stato “ieri” crea quello che è “qui ora”.
La meditazione regressiva non è certo un processo così veloce come l’ipnosi regressiva che, tra l’altro, è molto invasiva, poiché porta alla ribalta nella nostra mente ricordi che spesso non siamo ancora pronti ad accettare. Attraverso una regressione ipnotica, può succedere, per esempio, di ritrovarsi tutto a un tratto, proiettati su di una pira dove stiamo bruciando come streghe. La nostra mente ne resterebbe sconvolta e, non solo non ne otterremmo un beneficio, ma ne avremmo un trauma permanente.
I pochi medici qualificati che fanno regressione ipnotica in Italia, infatti, affermano di procedere con questa tecnica solo ove non ci sia altro modo per aiutare la persona e, quindi, solo in casi veramente specifici.
Ndr: l’ipnosi regressiva può aiutare a eliminare le somatizzazioni del colon irritabile.
Regressione e karma: rivivere le vite precedenti per comprendere il senso di questa vita
La regressione può servirci per capire come mai, nella nostra vita, ci stanno succedendo determinate cose che non capiamo. Siamo brave persone e ci occupiamo degli altri con amore, eppure le cose non vanno e abbiamo sempre qualche problema. Come mai? Cosa avremo combinato nelle vite precedenti?
Iniziamo col dire che il karma è un meccanismo complesso che prende in esame più vite e non solo l’ultima (meccanismo di cui non sto a parlare ora perché ci sarebbe un libro da scrivere solo su questo argomento). Quindi, per comprendere questa vita, la regressione ipnotica andrebbe fatta più volte, per abbracciare tutte le vite precedenti che si intersecano con quella attuale. Avete idea dei traumi a cui potremmo andare incontro?
Meditazione regressiva: la via della consapevolezza
La buona notizia è che c’è la possibilità di effettuare la regressione anche in meditazione. Questo processo è, effettivamente, più lento ma meno invasivo. Ci vogliono almeno 8/10 sedute di meditazione di regressione, per un meditante esperto, per raggiungere la consapevolezza, almeno di una vita precedente. Tuttavia, già possiamo capire che la nostra mente sarà pronta a qualsiasi cosa ci possa capitare di scoprire, senza traumi o problemi.
L’esercizio che si fa nella meditazione di regressione, aiuta la mente a rendersi consapevole che ciò che succede adesso è frutto di quello che abbiamo fatto ieri o l’altro ieri. Ci aiuta a capire che, ogni nostra azione, produce una causa e che questa causa torna ancora sempre a noi.
Già questo cambierà le nostre vite, perché staremo più attenti alle nostre azioni in modo tale che, ciò che ci torna indietro, sia comunque qualcosa di positivo di cui godere e non di cui pentirci.
Questo non solo a breve termine ma anche e, soprattutto, a lungo termine.
La meditazione regressiva promuove e rinforza la memoria.
La meditazione regressiva ha, però, anche un altro sbocco, che si è capito solo utilizzandola: allena la mente alla memoria, tiene allenata la mente e la mantiene giovane.
Sfruttando le capacità di retrospezione di questo metodo, saremo sempre in grado di sapere cosa abbiamo fatto un’ora prima o un giorno prima.
La consapevolezza e la memoria acquisite ci aiuteranno, nella vita quotidiana, a ricordare sempre, per esempio, dove abbiamo messo le chiavi della macchina, anche se la sera prima siamo rientrati stanchi e le abbiamo buttate lì da qualche parte senza pensarci. Grazie alla nostra mente vigile, anche quando facciamo un gesto automatico, questo ora viene memorizzato e al momento opportuno ci permetterà di ricordare.
Ma non è finita qui. La meditazione regressiva, proprio perché non abbiamo “mandato in soffitta” la memoria a breve termine, ci aiuta anche a mantenere il cervello in buona salute e sempre attivo. È, quindi, utile per prevenire tutte quelle malattie moderne che dipendono da una mente stanca e poco sollecitata a lavorare. Problemi come l’Alzheimer, la demenza senile, e altri ancora, vengono contrastati da una mente attiva e sempre presente, che riesce a dare ancora quella sensazione di libertà e la capacità di sentirsi vivi e al centro del proprio mondo.
Certo è che non si deve attendere che il problema si manifesti per iniziare a meditare. Posso però affermare, grazie all’esperienza ricevuta durante i miei insegnamenti, che anche persone non più giovani hanno beneficiato delle possibilità donate da questa tecnica antica.
Raggiungere rapidamente i primi risultati con la guida di un insegnante esperto
Meglio non eseguire da soli la pratica ma effettuarla, almeno per i primi due o tre cicli, con un insegnante esperto che possa correggere gli errori che si possono commettere nel corso della meditazione regressiva stessa. Ogni forma di meditazione, infatti, a seconda di cosa si vuole ottenere dalla meditazione stessa, ha un certo tipo di respirazione, un uso differente dei canali sottili, una visualizzazione diversa del corpo eterico.
Questa pratica, così bella e di aiuto nella vita quotidiana, è stata da sempre sottovalutata nel mondo occidentale, troppo focalizzato sull’avere tutto e subito per dare il giusto valore a ciò che richiede tempo e pazienza.
Credo che la meditazione regressiva, oltre alla consapevolezza e alla memoria, possa donarci anche questo: il dono della pazienza!
NB: Daniela Spachtholz effettua corsi di meditazione regressiva con gruppi in tutto il Nord Italia.