Disturbo d’ansia: segnali da non sottovalutare e psicoterapia

Nella vita di ogni persona possono esserci momenti nei quali ci si sente ansiosi. Avere l’ansia non significa necessariamente che siamo in presenza di un disturbo d’ansia, ovvero di una condizione patologica. Infatti, quando la nostra mente si trova in condizioni stressanti, attiva una serie di segnali che ci fanno sentire che c’è qualcosa che non va. Questi segnali, se opportunamente interpretati, possono essere utilizzati per dare il via a una semplice azione di fuga protettiva, oppure a un processo di riassestamento, in grado di portare la persona a una situazione migliore rispetto a quella di partenza.

Esistono però situazioni dove l’ansia perde la sua originaria funzione di utile segnale, presentandosi nei momenti più disparati e senza un legame sensato con la situazione che realmente si sta vivendo in quel momento.

In questi casi l’ansia non funziona più come risorsa e tende a strutturarsi come elemento problematico che genera un disagio interno anche molto intenso, che può arrivare a limitare seriamente la vita di una persona, oltre a renderla estremamente faticosa.

Disturbo d’ansia: come riconoscerlo

Il disturbo d’ansia si può declinare in molteplici forme, queste le due più diffuse: attacchi di panico e disturbo d’ansia generalizzato (GAD).

Attacchi di panico

Cosa si prova durante un attacco di panico? L’attacco di panico è un periodo preciso di paura o disagio intenso in cui, almeno 4 dei seguenti sintomi, si sviluppano improvvisamente raggiungendo il picco nel giro di 10 minuti:

  1. derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
  2. sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
  3. nausea o disturbi addominali
  4. dolore o fastidio al petto
  5. sensazione di asfissia
  6. dispnea o sensazione di soffocamento
  7. tremori fini o a grandi scosse
  8. sudorazione
  9. palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
  10. paura di perdere il controllo o di impazzire
  11. paura di morire
  12. parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  13. brividi o vampate di calore.

Disturbo d’ansia generalizzato

Diversamente dagli attacchi di panico, il disturbo d’ansia generalizzato è caratterizzato dalla presenza di preoccupazioni eccessive, relative a eventi o attività quotidiane, quali prestazioni lavorative o scolastiche che si manifestano per la maggior parte dei giorni e per almeno 6 mesi. In parole povere, la persona ha una notevole difficoltà nel controllare e gestire la preoccupazione. In più, l’ansia e la preoccupazione sono associate con almeno 3 di questi 6 sintomi (con alcuni sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi):

  1. irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle
  2. facile affaticabilità
  3. difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria
  4. irritabilità
  5. tensione muscolare
  6. alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o sonno inquieto e insoddisfacente)
  7. ansia, preoccupazione o sintomi fisici che causano un disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

Disturbo d’ansia: cosa fare 

Le manifestazioni sintomatologiche sopra descritte possono apparire, a prima vista, incomprensibili o connesse a situazioni ambientali molto specifiche. In realtà, sono riconducibili a una problematica generalmente più complessa che riguarda la parte inconscia della nostra mente. I sintomi sono la conseguenza di un conflitto interno che non può arrivare a essere pensato esplicitamente. Così, trova come unica via d’espressione gli attacchi di panico o la sensazione di ansia generalizzata.

In alcuni casi è possibile che questi disturbi regrediscano spontaneamente ma, nella maggioranza dei casi, tendono a strutturarsi in modo stabile nella vita delle persone, riducendo notevolmente la loro qualità della vita. Inoltre, i disturbi d’ansia generano una paura legata alla possibilità che le sensazioni sgradevoli si ripetano, innescando un circolo vizioso nel quale ci si ritrova ad avere paura di avere paura.

Sì alla psicoterapia

Ecco che ci viene in aiuto la psicoterapia che, in queste situazioni, è in grado di intervenire efficacemente. Per poterne ricevere un beneficio, è però necessario un lavoro di comprensione del significato profondo delle origini dei sintomi. Questo lavoro passa attraverso la ricostruzione dei legami tra i vari pensieri sottostanti: è come se si andasse a sciogliere un nodo mentale che, essendo in forma condensata, arriva a potersi esprimere solo attraverso i sintomi.

Per fare questo servono due menti all’opera: quella del terapeuta e quella del paziente. Si tratta di un lavoro di ricostruzione di senso che arriva ad allargare lo spazio mentale, reso claustrofobico dall’accumulo di pensieri spezzettati e non completamente pensabili, limitando la libertà di movimento interno di chi lo abita. Il lavoro psicoterapeutico ha proprio lo scopo di fare spazio, di restituire una maggiore libertà interna al soggetto, che ne integri tutte le parti evitando che queste si ostacolino tra loro e ne limitino, attraverso la sintomatologia ansiosa, la vita interna e relazionale.

In alcune situazioni è certamente utile attuare un intervento integrato tra psicoterapia e psicofarmaci. Se il disturbo d’ansia è particolarmente intenso e limitante, si agisce in contemporanea su due fronti complementari: lo psicofarmaco, che riduce in tempi rapidi l’intensità dei sintomi e la psicoterapia, che richiede tempi più lunghi ma agisce sull’eliminazione delle cause profonde del disturbo, operando una ristrutturazione interna che riduce a lungo termine la possibilità che i sintomi ricompaiano.

È molto frequente che i pazienti affetti da un disturbo d’ansia riferiscano problemi gastrointestinali di vario tipo tra cui la sindrome dell’intestino irritabile e il reflusso gastroesofageo.

Valeria Antonelli

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Christian Lurati
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