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È inutile girarci intorno. Il vittimismo è diventata una prassi molto comune nella nostra società ed è incoraggiata attivamente.
Chi soffre di vittimismo è convinto di essere “il prescelto”, colui che ci va sempre di mezzo, a cui capitano tutte le sfighe, che è osteggiato e perseguitato da persone, circostanze, eventi. Fa del “lamento” il suo mantra consolatorio e lo usa abilmente per farsi notare e attirare l’attenzione degli altri.
Vittimismo: uno stile di vita
Quanti di noi possono affermare di non essersi sentiti, almeno una volta, vittime in situazioni drammatiche o dolorose e di essersi lamentati per questo. Fare la vittima capita e ci sta, a patto che la lagna non diventi il nostro abituale modus operandi e il vittimista la nostra identità.
“Mai una gioia”, “Ciollansia”, “Che vita di merda”, sono solo alcuni dei ritornelli del lamento che spesso fanno bella mostra di sé sui social e su accessori e oggetti vari. Tratti distintivi da esibire e di cui andare fieri. E certamente lo sono per chi fa del vittimismo il proprio stile di vita: il vittimista, che spesso soffre di bassa autostima, si coccola nel suo dolce lamento, non cerca soluzioni per superare concretamente le avversità e scarica ogni responsabilità della propria vita sul mondo esterno.
Perché lo fa?
Perché in questo modo si alleggerisce, si garantisce una sorta di immunità alla critica, può contare sulla comprensione e sulla compassione di molti e si sente legittimato a chiedere attenzioni e cure. La brutta notizia è che rimanendo inchiodato ai problemi che si presentano e al suo vittimismo, di fatto, subisce tutto ciò che gli arriva.
Il vittimismo è una scelta
Se ti sei riconosciuto/a nella schiera di coloro che fanno le vittime, ho una buona notizia per te. Puoi liberarti da questa trappola infernale, se lo vuoi. Come? Innanzitutto scegliendolo. Perché, come ho ribadito più volte, la scelta è potere ed è un potere che tutti noi abbiamo.
Puoi scegliere di cambiare i tuoi pensieri e le tue convinzioni (iniziando, per esempio, dagli esercizi che ti propongo in questo workbook). Puoi scegliere di cambiare lo sguardo e il modo in cui interpreti le cose che ti accadono. Puoi scegliere di non metterti subito sulla difensiva replicando: «Sì, ma… per me è diverso».
No, non è diverso. I tuoi problemi non sono così speciali come credi.
NB: il vittimismo non è di per sé una malattia ma, in alcuni casi, può trasformarsi in un disturbo paranoico (vittimismo patologico) che richiede l’intervento di uno psicoterapeuta.
Vittimismo: il circolo vizioso del lamento
Siamo vittime di problemi comuni: lavoro, famiglia, relazioni, soldi, salute. Ciascuno di noi qui sta combattendo la sua battaglia personale fatta di periodi difficili, momenti di sconforto, sconfitte che mettono al tappeto, sofferenze che spaccano il cuore. Leggendo la mia storia puoi farti un’idea degli ostacoli e delle prove che la vita mi ha messo di fronte.
Sono stati tantissimi i motivi per i quali avrei potuto cedere al vittimismo e lamentarmi. Ho scelto di non farlo. Perché, lavorando su di me quotidianamente, ho capito che fare la vittima e lamentarsi non serve a nulla. Non risolve magicamente i problemi che stiamo affrontando, anzi li ingigantisce e li fa durare di più.
Siamo creatori della nostra realtà
Secondo le teorie della fisica quantistica, infatti, l’energia fluisce dove poniamo la nostra attenzione e questo crea la nostra realtà. Quindi, più alimentiamo i nostri problemi con pensieri ed emozioni negative (es. paura, ansia, rabbia), più questi si rafforzeranno. Più ci convinciamo di essere degli sfigati, più lo saremo. Più ci comportiamo da vittime, più lo saremo.
Ciò che pensi, diventi. Ciò che senti, lo attrai. Ciò che immagini, lo crei.
Buddha
Che ci piaccia o no, siamo noi i soli responsabili di ciò che ci accade. Non il mondo esterno, non gli altri, il tempo, il governo, la crisi, la sfortuna, Dio.
Noi.
Diventarne consapevoli è il primo passo verso una vita più ricca e felice.
Come uscire dal vittimismo: 3 azioni pratiche
Partiamo dall’assunto che il lamento continuo non aiuta a risolvere i problemi, affrontarli in modo positivo e costruttivo sì. Se ci comportiamo da vittime, piangendoci addosso, ingigantendoli, focalizzandoci solo su ciò che non funziona, cercando i colpevoli, “vampirizzando” gli altri con la nostra negatività, il solo risultato che otterremo sarà di avere problemi sempre più grandi.
Uscire dal vittimismo è possibile nonché auspicabile ma, per poterlo fare, dobbiamo, innanzitutto, essere disposti a rinunciare all’alibi che ci siamo costruiti per non assumerci la responsabilità della nostra vita: attribuire agli altri o alle circostanze la colpa di quello che ci succede.
Questa è la nostra scusa per non agire, è la zona di comfort da cui non vogliamo uscire, così possiamo lamentarci. In fondo, se è sempre colpa degli altri, cosa possiamo fare noi?
Rinunciare a quest’alibi significa, invece, riprendere in mano il nostro potere scegliendo di attivare un cambiamento e dare una nuova direzione alla nostra vita. Sei disposto a farlo?
Ecco 3 azioni pratiche che possono aiutarti:
1. Accetta ciò che ti succede
Accetta ciò che non può essere cambiato e cambia ciò che può esserlo. Vivi un giorno alla volta, un passo alla volta. Riscopri ciò che ha senso per te. La vita ti presenta ripetute occasioni di affrontare ciò di cui hai paura, ciò di cui devi diventare consapevole e ciò che devi imparare a padroneggiare. Ogni difficoltà che incontri è lì per una ragione. Attiri tutto ciò che serve alla tua evoluzione, a conoscerti meglio, a capire chi sei veramente al di là di ciò che ti condiziona negativamente. Inizia dare un valore diverso alle cose che ci succedono e riconoscine l’utilità per il tuo percorso di crescita.
2. Scegli di non renderti vittima
Ciò che fai o che non fai, gli atteggiamenti che assumi, ti fanno crescere o ti sminuiscono. Ti rendono vittima o eroe. Non prendere posizione oppure prenderla e non mantenerla, non decidere attivamente per poi lanciare accuse, cedere all’impazienza di qualcun altro, la troppa condiscendenza, non fanno altro che farti sfuggire di mano la tua vita. Così, in preda al vittimismo, ti ritrovi a dire frasi del tipo: «Non era questo quello che volevo», «È tutta colpa tua se sono in questa situazione», «Facciamo sempre e solo quello che vuoi tu», senza riconoscere la tua responsabilità nell’aver delegato la scelta. Scegliere ti permette, invece, di prendere in mano la tua vita anziché subirla passivamente, continuando a fare la pedina mossa dagli altri o dagli eventi.
3. Cambia le domande che ti fai
Continuare a recitare il vecchio copione non darà una svolta alla tua vita, cambiare il modo in cui osservi e valuti le esperienze che fai, sì. Inizia a farti domande audaci e coraggiose: «A cosa mi è servito questo evento?», «Qual è l’insegnamento che si cela dietro questa esperienza?» «Qual è la qualità che ho risvegliato o che posso risvegliare?». Questo ti aiuterà a spostare l’energia dal disagio al benessere, dal problema all’opportunità, trasformando le tue emozioni negative.
Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità.
Albert Einstein
Ciascuno di noi è plasmato dalle scelte che fa. Coccolarci nel vittimismo non farà di noi degli eroi. È il modo in cui affrontiamo ciò che ci succede che rende un problema reale oppure no. I problemi nascono dal modo in cui interpretiamo gli eventi. Anche quando siamo i protagonisti di un dramma terribile è in nostro potere dargli forza rendendoci vittime oppure uscire dalla nostra zona di comfort e diventare gli eroi della nostra storia.
Concludo questo articolo con una domanda: «Quale scelta puoi fare oggi per andare verso una vita che ti piace di più?».
Ti aspetto nei commenti.