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Qual è l’esatto significato della malattia? Cosa vuole dirci il nostro corpo quando ci ammaliamo? Ma, soprattutto, cosa vogliono dirci la nostra Anima e la nostra Energia quando i primi sintomi iniziano a farsi sentire, ancora prima che compaia la malattia vera e propria?
I sintomi di disagio che percepiamo nel nostro corpo (un polso che comincia a “dolere”, per esempio), sono il segnale di una richiesta specifica che la nostra Anima/Energia invia al nostro corpo. Talvolta questo serve a fermare ciò che stiamo facendo, altre volte a spingerci in una certa direzione che, forse, non abbiamo nemmeno preso in considerazione.
Malattia: riconoscere i campanelli di allarme
Imparare a riconoscere i campanelli di allarme che il nostro corpo ci invia, significa riuscire a combattere efficacemente l’insorgere della malattia vera e propria. Infatti, come affermato dal noto medico gallese Edward Bach (l’inventore dei famosi fiori), se la “lezione” viene capita in tempo, i sintomi/campanelli di allarme spariscono da sé.
Se, invece, si sottovaluta o non si prende in considerazione ciò che la nostra Anima/Energia ci vuole dire e si combatte solo il dolore di per sé o il sintomo fine a se stesso, il risultato sarà che compariranno, via via, sempre più sintomi fino a determinare la malattia vera e propria.
Il significato profondo della malattia
Chi si è avvicinato alle tecniche naturali sa bene che quando, per esempio, ci si sloga una caviglia, significa che non sappiamo scegliere fra due situazioni che si sono presentate nella nostra vita. Dove vado? Quale strada scelgo? Se la caviglia slogata è la destra, significa che l’indecisione riguarda problemi materiali come il lavoro. Quando è la sinistra, invece, si tratterà di problemi più spirituali o “creativi”: quale via spirituale scegliere fra due che ci attraggono, per esempio, oppure il desiderio di creatività che teniamo chiuso dentro di noi per paura di essere criticati.
Se a dolere è, invece, in polso, il problema è relativo a qualche cosa che abbiamo già fatto. Un’azione o una scelta che abbiamo già compiuto e che la nostra Anima/Energia ci dice che è sicuramente errata; spesso perché non abbiamo considerato chi poteva soffrire per quella determinata azione o scelta. Oppure non abbiamo considerato di “sfruttare” i doni, i talenti che ci sono stati dati alla nascita, a volte anche per paura della critica altrui.
Quello che la mente non considera
La nostra Anima/Energia richiede sempre una correttezza d’intenti che, molto spesso, la nostra mente non considera. Così, ci invia dei segnali fisici per dirci di correggere l’errore effettuato nei confronti nostri, della nostra Anima/Energia e degli altri attorno a noi.
Nel Vangelo Esseno della Pace si narra che Gesù, quando era bambino, si ammalò di problemi respiratori (sembra una bronchite o una polmonite) e il padre Giuseppe semplicemente gli disse: «Figlio mio cosa succede in questa casa che ti toglie il respiro?».
Il corpo ci parla
Sappiamo che gli Esseni erano degli ottimi guaritori e possiamo credere che Giuseppe conoscesse bene ciò che oggi sembra una scoperta moderna. Ovvero, che il corpo ci racconta i nostri malumori energetici e le insoddisfazioni della nostra Anima, rispetto al nostro comportamento nella vita.
Quindi, quando prendiamo un raffreddore, non incolpiamo solo il fatto di esserci scoperti in inverno o aver preso un colpo d’aria in estate. Il suo significato potrebbe essere molto più profondo. Proviamo, per esempio, a pensare se, per caso, c’è qualche cosa intorno a noi che ci toglie il respiro. Forse, possiamo riuscire a modificarla.
La nostra Anima ci invia degli input che, se ignorati, diventeranno sempre più gravi fino a giungere alla malattia vera e propria, con sintomi conclamati.
Si dice che soffra di diabete colui che ha una grave carenza affettiva (dolci/zuccheri non metabolizzati) o che soffra di problemi renali colui che trattiene le paure.
Proviamo a cambiare la nostra visione
Impariamo, per esempio, a lasciare andare paure che spesso non hanno vero fondamento, oppure a non chiedere continuamente dimostrazioni d’affetto a chi ci è vicino solo per “sedare” le nostre insicurezze. Già cambiare la nostra visione del sintomo aiuta a risolvere buona parte del problema, soprattutto se questa consapevolezza giunge subito, non appena il problema/sintomo si instaura.
La malattia è il segnale della via sbagliata
Edward Bach sosteneva che la malattia è il chiaro segnale della via sbagliata che abbiamo intrapreso e delle situazioni che non riusciamo ad accettare. Solitamente per negazione di ciò che la vita ci offre e che non desideriamo, oppure desiderio di ciò che vorremmo ma che la vita, invece, ci nega. Una volta utilizzati i fiori e “metabolizzato il lato positivo della situazione che stiamo “vivendo”, trasformando in positivo ciò che credevamo negativo, la malattia non ha più senso di esistere e sparisce da sé.
Sono stati scritti molteplici libri su questo argomento. In questi libri si possono trovare tutte le più piccole sfumature delle varie problematiche del corpo, con la descrizione meticolosa di cosa ci vogliono dire.
Impariamo ad ascoltare i piccoli/grandi disagi del nostro corpo
Essere però in grado di percepire noi stessi, senza aiuto esterno, ciò che la nostra Anima ci vuole dire, non ha prezzo. Personalmente, ritengo utile ricorrere a questi libri se, davvero, non riusciamo a decifrare il problema con il nostro discernimento.
Infatti, se pur ben scritti e dettagliati, in questi libri spesso la descrizione si percepisce come “anonima e ben lontana dal proprio vissuto” e non facilmente plasmabile sul proprio caso specifico. E poi, consideriamo che, di norma, l’interessato è sempre il peggior giudice di se stesso. Tutto questo vale, non solo per la malattia, ma anche per i problemi e i disagi che proviamo durante l’arco della nostra vita.
Possiamo, quindi, affermare che nulla accade per caso e il nostro compito è proprio quello di capire il perché determinate cose ci sono accadute o ci stanno accadendo. Questo è particolarmente importante, soprattutto quando le cose che ci succedono sono ricorrenti. Perché questo sta a significare che il messaggio non è stato capito, anche se risolviamo momentaneamente il problema. La conseguenza è che le radici del problema fruttificano in un altro luogo del corpo.
La malattia sopraggiunge per insegnarci qualcosa
Non basta dire: «Perché doveva andare così» oppure «Accetto perché questa croce mi è stata data dall’Alto». Questo modo di pensare, che a volte viene inteso erroneamente come “pensiero positivo”, non è consapevolezza ma solo accettazione passiva che non porta certo al riconoscimento dell’errore.
Se partiamo dal presupposto che “non siamo venuti in questa vita per soffrire, ma solo per imparare”, capiamo subito che quel tipo di accettazione passiva è errato.
Ogni malattia, disagio o problema è qui per dirci che stiamo sbagliando qualche cosa nella nostra vita. Capire cosa ha fatto sorgere la malattia, il disagio o il problema, significa diventare consapevoli di ciò che stiamo facendo o di ciò che siamo in quel momento. Proprio nell’istante in cui ne diveniamo consapevoli, la malattia, il disagio o il problema spariscono perché non hanno più ragione di esistere.
Se la malattia si ripresenta, il messaggio non è stato capito
Se, dopo che ci siamo curati con la medicina allopatica, omeopatica o naturale, e abbiamo risolto momentaneamente il problema, questo si ripresenta, magari anche sotto un diverso aspetto, significa che non abbiamo capito quello che l’Anima ci vuole dire. Ciò comporta che, fino a che non lo avremo capito, la malattia, il disagio o il problema si ripresenteranno.
Una slogatura della caviglia si può riproporre varie volte. Alla fine, se non giungiamo alla consapevolezza del suo significato, di ciò che ci vuole dire, finiremo per romperci un piede. Sarà la volta buona che ci fermiamo veramente e, magari, iniziamo a valutare un po’ meglio i passi che stavamo facendo. Nel caso in cui, per questo fermo, “perdiamo l’occasione” tanto attesa, sarà perché, forse, quella non era la nostra strada.
Questo è il motivo per cui è importante ascoltare il corpo e “capire al più presto, ciò che questi segnali ci vogliono dire”: più si va avanti a non voler capire e peggio sarà per noi.
Ndr: in molte persone le emozioni represse, trattenute, possono essere causa di disturbi psicosomatici a carico dell’apparato gastrointestinale, quali la sindrome dell’intestino irritabile. Caratteristica comune delle persone che soffrono di colon irritabile è la rabbia repressa, un’aggressività non sfogata che viene rivolta contro se stessi. Spesso, nel vissuto di chi manifesta questa sindrome, si rilevano imposizioni o costrizioni che hanno soffocato ogni tentativo di realizzazione personale.
Riferimenti e approfondimenti
- Edward Bach. Guarire se stessi. Macro Edizioni
- Claudia Rainville. Metamedicina 2.0. Ed. Amrita
- Rossella Panigatti. I sintomi parlano. Edizioni TEA