Come imparare a gestire le emozioni: 4 esercizi efficaci

Come imparare a gestire le emozioni
Credits: ChatGPT

Come imparare a gestire le emozioni è una domanda che molte persone si pongono quando si trovano in balia di reazioni improvvise, tensioni interiori o malesseri difficili da comprendere. Spesso non è la situazione in sé a creare disagio, ma il modo in cui ci relazioniamo a ciò che sentiamo.

Ci sono emozioni che si fanno sentire come onde improvvise, capaci di travolgerci senza preavviso. Altre invece restano nascoste, come correnti sotterranee: le ignoriamo, le minimizziamo, ma continuano a influenzare ciò che pensiamo, ciò che scegliamo, ciò che viviamo.

Imparare a gestire le emozioni non significa eliminarle o controllarle. Non significa fingere di stare bene né lasciarsi trascinare da ogni scossa emotiva. Significa, piuttosto, imparare ad ascoltarle, accoglierle e comprenderle. E da lì, trasformarle in una risorsa.

In questo articolo ti accompagnerò in un percorso che ti aiuterà a comprendere meglio il mondo emotivo: cos’è un’emozione, perché spesso è così difficile gestirla, cosa succede quando la ignoriamo e il messaggio che ogni emozione cerca di portarci. E alla fine, troverai anche quattro esercizi pratici per iniziare a gestire le emozioni in modo più consapevole ed efficace, da provare subito o tenere come bussola nei momenti difficili.

Cosa sono le emozioni e perché è importante imparare a gestirle

Le emozioni sono risposte del nostro sistema nervoso a uno stimolo, che può essere esterno e reale (una parola, un volto, un comportamento, un luogo, una canzone, un profumo) oppure interno e immaginario (un pensiero, un ricordo, un’immagine mentale). Basta un dettaglio, anche minuscolo, per attivare una reazione emotiva nel corpo e nella mente.
A volte ne siamo consapevoli, altre volte no. Eppure, ogni giorno le emozioni influenzano ciò che proviamo, come reagiamo, le decisioni che prendiamo.

Comprendere cosa sono le emozioni significa riconoscere che non sono sbagliate, e non sono “troppo”. Sono messaggeri, segnali preziosi che ci parlano di noi: di ciò che ci fa bene, di ciò che ci turba, di ciò che ci muove dentro.

Hanno sede nel cervello limbico e hanno una funzione adattativa: ci aiutano a interpretare rapidamente ciò che accade intorno e dentro di noi, permettendoci di reagire nel minor tempo possibile. È proprio grazie a questo meccanismo che la nostra specie si è evoluta e ha potuto sopravvivere nel tempo.

Un esempio pratico: la paura

Pensiamo alla paura.

Se ci troviamo faccia a faccia con un animale pericoloso nel bosco, non abbiamo il tempo di riflettere o analizzare: il nostro corpo si attiva in un istante, preparando la fuga o la difesa. Il battito accelera, il respiro si fa corto, i muscoli si tendono.

Ma la stessa emozione può attivarsi anche in situazioni in cui il pericolo non è reale, ma solo percepito. Come quando dobbiamo parlare in pubblico o affrontare una scelta importante. Anche in quei casi, il corpo reagisce come se ci fosse una minaccia concreta.

Ed è proprio qui che diventa fondamentale capire come imparare a gestire le emozioni: riconoscerle, osservarle, non lasciarsi dominare da esse. Iniziando a distinguere ciò che è davvero presente qui e ora (es. un pericolo reale, un evento accaduto in quel momento) da ciò che è solo una proiezione della mente (es. un eco del passato, un filtro distorto attraverso cui leggiamo la realtà).

Saperlo fare non ci rende freddi o distaccati, ma ci restituisce uno spazio di libertà tra ciò che sentiamo e ciò che scegliamo di fare.

Le emozioni sono come l’acqua

Puoi immaginarle proprio così.
Come l’acqua.

L’acqua diventa ghiaccio. 
Le emozioni ti congelano e la tua vita si blocca. 
L’acqua diventa stagnante.
Le emozioni si fermano dentro di te e finiscono per appesantirti.
L’acqua diventa un fiume in piena. 
Le emozioni ti travolgono e perdi ogni direzione. 
L’acqua diventa vortice.
Le emozioni ti intrappolano in un rimuginio continuo, senza via d’uscita.
L’acqua diventa goccia che scava la roccia. 
Le emozioni ti logorano, goccia dopo goccia, e piano piano ti cambiano.  

E se invece l’acqua tornasse a fluire, con le sue morbide correnti? 
Se le emozioni potessero essere ascoltate, accolte, lasciate sgorgare, tutto in te tornerebbe a scorrere.
La vita ricomincerebbe a muoversi, con equilibrio e direzione,
e tu torneresti a sentirti viva/o, presente, connessa/o a ciò che sei davvero.
E ogni parte di te riprenderebbe il suo posto, in un nuovo ordine più autentico.

Questa non è solo una metafora.
È ciò che accade, ogni volta che smetti di combattere il tuo sentire e scegli di incontrarlo davvero.

Ma per farlo, serve prima di tutto imparare a riconoscere le emozioni quando si presentano, e comprendere cosa vogliono dirti.

Riconoscere e comprendere le proprie emozioni

Imparare a gestire le emozioni comincia da qui: dal saperle riconoscere.
Sembra facile, ma spesso non sappiamo nemmeno cosa stiamo provando davvero.
Diciamo “sto male”, “mi dispiace”, “mi sento poco considerato”, “non mi sento apprezzata”, “mi sento bloccato”, “mi sento una nullità”, “vorrei solo nascondermi”, “mi sento un peso al cuore”, e via dicendo. Ma cosa c’è sotto quella sensazione? È rabbia? È tristezza? È paura? È disgusto? È senso di colpa? È vergogna? È delusione?
Saper riconoscere le emozioni è il primo passo per comprenderle e non esserne travolti.

Ogni emozione ha una sua vibrazione, un suo messaggio, un bisogno che cerca ascolto.
La rabbia può parlare di un confine violato. La tristezza di una perdita. La paura di un pericolo, reale o immaginario. Il disgusto di qualcosa per noi sgradevole. La vergogna del timore di non essere abbastanza. La delusione di una speranza non realizzata. Il senso di colpa del timore di avere fatto qualcosa di sbagliato.
Eppure, spesso le confondiamo, o ci vergogniamo di sentirle, perché le giudichiamo come sbagliate, infantili, eccessive.

Riconoscerle significa dare loro un nome, uno spazio, un tempo.

Significa accettare che hanno diritto di esistere, anche se fanno male.
Significa non fuggire, non reprimere, ma restare in ascolto.
Solo così possono trasformarsi e rivelare il loro messaggio profondo.

Quando dai voce a ciò che provi, già stai facendo un atto di guarigione.
Non sei più in balia della tempesta: inizi a osservarla da un luogo più stabile.
E da lì, puoi cominciare a comprendere:
Da dove arriva questa emozione? Che cosa vuole mostrarmi? Quale parte di me sta cercando attenzione?

Riconoscere e comprendere le emozioni non è solo un atto di consapevolezza,
ma è un atto d’amore verso se stessi, che ci permette di ritrovare centratura e presenza anche nei momenti più difficili.

Le famiglie di emozioni

Le emozioni non sono tutte uguali. Alcune sono più antiche, istintive, immediate. Altre sono più complesse, e si formano nel tempo attraverso l’esperienza e la relazione con gli altri.

  • Le emozioni primarie (o semplici) sono innate, universali, presenti fin dalla nascita:
    rabbia, paura, disgusto, tristezza, felicità.
    (La sorpresa è talvolta inclusa tra le primarie, a seconda degli autori).
  • Le emozioni secondarie (o complesse) si sviluppano in un secondo momento e sono fortemente influenzate dal contesto familiare, sociale e culturale. Sono emozioni “sociali”, perché emergono nell’interazione con gli altri:
    vergogna, senso di colpa, invidia, gelosia, delusione, disprezzo, imbarazzo, ammirazione, gratitudine…

Ogni emozione primaria dà origine a una vera e propria “famiglia emotiva”, fatta di sfumature, intensità, parole diverse per dire ciò che sentiamo.
Conoscerle non è un esercizio intellettuale, ma un modo per entrare più in contatto con noi stessi: ci permette di riconoscere cosa stiamo provando, in quale forma, con quale intensità e, quindi, di gestirlo con maggiore consapevolezza.

Ecco le principali famiglie emotive:

Famiglia della rabbia

Ira, furia, collera, rancore, frustrazione, irritazione, nervosismo, impazienza, agitazione, senso di ingiustizia, fastidio.

Famiglia del disgusto

Repulsione, senso di sgradevolezza, avversione, ribrezzo, rifiuto, schifo, amarezza, sentirsi nauseati, risentimento.

Famiglia della tristezza

Tormento, lutto, angoscia, disperazione, dolore, senso di impotenza, apatia, rassegnazione, delusione, senso di inferiorità.

Famiglia della paura

Terrore, panico, insicurezza, nervosismo, agitazione, preoccupazione, confusione, apprensione.

Famiglia della felicità

Estasi, meraviglia, soddisfazione, sollievo, serenità, entusiasmo, gioia leggerezza, piacere, gratitudine, contentezza.

Cosa accade quando non gestiamo le emozioni?

Per anni, io stessa ho avuto un rapporto difficile con le mie emozioni.
Cresciuta in un contesto in cui sentirle veniva confuso con il “troppo”, ho imparato presto a reprimerle, razionalizzarle, farle sparire.
Ma loro non sono mai sparite davvero.
Si sono spostate nel corpo, nei pensieri, nelle relazioni.
Solo quando ho iniziato a dare loro spazio e ascolto, ho compreso quanto potessero essere una chiave potente per la mia evoluzione.

Perché è proprio questo che accade quando non gestiamo le emozioni:
non scompaiono, si trasformano.
Diventano tensioni nel corpo, rigidità nel respiro, pensieri ricorrenti, esplosioni improvvise o silenzi infiniti.
Si insinuano nei rapporti, nelle scelte che facciamo, nei muri che alziamo per proteggerci.
E ci troviamo a reagire invece di rispondere, a chiuderci invece di esprimerci, a portare addosso un peso invisibile che ci toglie vitalità.

Le emozioni non ascoltate non vanno via.
Restano lì, in attesa di essere viste.
E più vengono ignorate, più trovano altri modi per farsi sentire:
per esempio, attraverso il corpo, i sogni, le cose che accadono nella nostra vita, la difficoltà ad esprimere ciò che si prova, la mancanza di empatia.

Quali comportamenti innescano le emozioni?

Le emozioni non nascono dal nulla.
Sono spesso innescate da ciò che accade attorno a noi… ma ancora più spesso da come interpretiamo ciò che accade.
Non è tanto il fatto in sé a generare un’emozione, quanto il significato profondo che gli attribuiamo, spesso in modo automatico e inconsapevole.

A volte basta una parola detta in un certo tono, uno sguardo sfuggente, una porta chiusa senza spiegazioni.
E in un istante si attiva qualcosa dentro: rabbia, paura, tristezza, senso di esclusione, vergogna.

Quel comportamento risuona con qualcosa di più antico.
Non è solo “quello che è successo”,
ma quello che ci ha ricordato.
Un vecchio copione, una ferita mai vista, una storia che abbiamo imparato a raccontarci su chi siamo o su quanto valiamo.

Per questo, osservare i comportamenti che innescano le nostre emozioni è un passaggio fondamentale:
ci aiuta a interrompere la catena automatica di reazioni e a portare luce lì dove prima c’era solo abitudine e buio.

Alcuni esempi:

  • Paura > fuggire, esitare, rimuginare, sentirsi sopraffatti, paralizzarsi.
  • Rabbia > litigare, insultare, discutere, strillare, aggredire.
  • Tristezza > lamentarsi, autocommiserarsi, rimuginare, sentirsi annoiati.
  • Disgusto > ritrarsi, sentirsi stanchi/stufi di qualcosa, provare repulsione.
  • Vergogna > nascondersi, ritrarsi, sentirsi inutili, sentirsi inadeguati.
  • Disprezzo > ostilità, arroganza, sufficienza, altezzosità, supponenza.

Le reazioni più comuni di fronte alle emozioni

Quando non sappiamo come gestire le emozioni, reagiamo. Non si tratta di una scelta consapevole, ma di un automatismo appreso nel tempo, spesso radicato nella nostra storia personale e familiare, che si manifesta attraverso una di queste tre modalità:

Repressione

È la scelta (inconsapevole) di soffocare l’emozione. Si cerca di ignorarla, di razionalizzarla, di minimizzarla. “Va tutto bene, non è niente”, ci si dice. Ma dentro, l’emozione resta congelata, e continua a premere.

Fuga

È l’evitamento dell’emozione. Per non sentirla, ci si immerge in attività continue: shopping, cibo, social, iperattività, serate con gli amici. Qualsiasi cosa pur di non fermarsi e ascoltare.

Scarico incontrollato

È il lasciar esplodere l’emozione senza consapevolezza. Si attacca, si urla, si piange, ci si lamenta, ci si chiude. L’emozione prende il controllo, ma non viene attraversata: viene semplicemente scaricata.

A volte, può esserci anche una quarta modalità: la disconnessione.
Chi è cresciuto in ambienti in cui sentire o esprimere le proprie emozioni era giudicato sbagliato, o non era consentito, può non riconoscere cosa sta provando. È come se il contatto con il proprio sentire fosse stato interrotto.

Un esempio pratico?

Immagina di sentirti triste.
Potresti reprimere la tristezza facendo finta che vada tutto bene.
Oppure potresti fuggire da essa distraendoti con una serata fuori, una maratona di serie tv, o scrollando sui social.
Oppure ancora potresti scaricarla, rimuginando, lamentandoti, chiudendoti nel vittimismo.

Una domanda per te:
Quale modalità senti appartenerti di più? Quali reazioni automatiche metti in atto quando provi un’emozione intensa?

Ricorda:
Ogni volta che reagisci in automatico, perdi un’occasione preziosa.
Quella di scoprire qual è il messaggio che l’emozione è venuta a portarti.

Ogni emozione ha un messaggio da ascoltare

Le emozioni non sono nemiche da combattere, né ostacoli da superare.
Sono messaggeri dell’anima, portatrici di un significato più profondo. Rappresentano segnali che ci danno delle indicazioni rispetto ai nostri bisogni, ai desideri, a una direzione da prendere, a qualcosa di irrisolto che c’è dentro di noi.

Spesso ci infastidiscono, ci spaventano o ci appesantiscono perché le vediamo solo nella loro forma più scomoda. Ma ogni emozione, anche la più difficile, ha un messaggio da consegnarci.

Alcuni esempi:

  • La rabbia può segnalare un confine violato, un torto subito, un bisogno non soddisfatto, una scelta che non riusciamo a compiere.
  • La tristezza può raccontarci di una perdita che non riusciamo ad accettare o di situazioni di vita che non corrispondono a quello che desideriamo davvero.
  • La paura può segnalarci una situazione di pericolo ma anche un cambiamento che non vogliamo affrontare.
  • Il disgusto può metterci in guardia su ciò che è nocivo e sgradevole per noi: un cibo, una persona, una situazione.
  • La vergogna può mostrarci dove ci sentiamo giudicati o non all’altezza.
  • Il disprezzo può raccontarci del nostro bisogno di mettere distanza da ciò che ci ferisce, oppure può nascondere il rifiuto di una parte di noi che giudichiamo e non riusciamo ad accogliere.

Quando ascolti il messaggio contenuto nell’emozione, la trasformi.
L’emozione non è più un peso da portare, ma una guida.
Non ti domina più, ma ti accompagna nel viaggio verso di te.

Ed è lì che inizia il vero cambiamento: quando smetti di combattere ciò che senti e scegli di ascoltarlo con presenza.

Come riconoscere il messaggio delle emozioni

Per cogliere il messaggio nascosto dietro ogni emozione, serve fare silenzio dentro. Serve fermarsi. Lasciare andare il bisogno di “capire” subito, di sistemare, di controllare.

Le emozioni parlano un linguaggio diverso: non quello della mente, ma quello del corpo, del cuore, dell’anima.

Invece di reagire, possiamo chiederci con gentilezza:

  • Cosa si nasconde davvero, sotto questa emozione?
  • Qual è il bisogno profondo che forse non sto ascoltando?
  • Quali sono i pensieri e le convinzioni che mi fanno sentire così?

Non sempre la risposta arriva subito. Ma ogni volta che scegli di stare con ciò che senti – senza scappare, senza giudicare il tuo sentire – qualcosa si muove.

Alcuni esempi di messaggi:

  • Se ci sentiamo frustrati perché fatichiamo a raggiungere un obiettivo, il pensiero associato a quella frustrazione potrebbe essere: “Non valgo niente”. La frustrazione cosa ci sta dicendo? Potrebbe volerci dire che il nostro valore non dipende dai risultati che otteniamo.
  • Se proviamo vergogna perché una persona ci critica per un nostro comportamento, il pensiero associato potrebbe essere: “Così come sono non vado bene”. La vergogna cosa ci sta dicendo? Potrebbe volerci dire che il nostro valore non dipende dal giudizio altrui.
  • Se proviamo rabbia perché ci facciamo in quattro per gli altri, ma quando è il nostro turno non c’è nessuno, il pensiero sottostante potrebbe essere: “Non merito amore”. La rabbia cosa ci sta dicendo? Potrebbe volerci dire di iniziare a dire qualche NO e riconoscere che anche noi abbiamo diritto a ricevere.

Comprendere il messaggio delle emozioni è il primo passo.
Ma come possiamo imparare a gestirle senza reprimerle, fuggirle o farci travolgere?

Come imparare a gestire le emozioni?

Gestire le emozioni non significa controllarle o metterle a tacere.
Significa accoglierle, comprenderle e trasformarle in alleate del nostro percorso.
Per farlo, serve allenarsi a restare in contatto con ciò che sentiamo, anche quando è scomodo. Creare uno spazio interiore in cui le emozioni possano esistere senza essere giudicate o represse, accettandole come parte dell’esperienza che stiamo vivendo in quel momento.

Non è un processo immediato, né lineare.
È un cammino fatto di ascolto e di piccole scelte quotidiane.
Imparare a rimanere, senza reagire subito.
A dare un nome a ciò che si muove dentro.
A riconoscere che esiste una via alternativa: quella dell’ascolto.

Imparare a gestire le emozioni è un atto di amore verso noi stessi.
Un modo per non lasciare il timone della nostra vita in balìa degli automatismi. Per tornare al centro, anche quando tutto dentro sembra in tempesta.

Come imparare a gestire le emozioni negative

Iniziamo subito col dire una cosa importante: le emozioni negative non esistono. È il nostro modo di percepirle e giudicarle che le cataloga come “positive” o “negative”.

Ogni emozione ha una sua funzione. Come abbiamo visto, è lì per portarci un messaggio. Ma spesso siamo abituati a ignorare ciò che proviamo o a giudicarlo come sbagliato.
Eppure ogni emozione è una parte viva di noi.
Anche quando è scomoda, sta cercando di dirci qualcosa.

La via non è combatterla.
La via è attraversarla.

Attraversare un’emozione significa dirsi:
“Sento questa emozione. La riconosco. La osservo senza giudizio.
La ascolto per capire qual è il suo messaggio.
La lascio fluire".

Significa lasciare andare il bisogno di sistemarla subito.
E non vuol dire rimanere intrappolati nell’emozione,
ma accoglierla con consapevolezza, senza combatterla né farsene travolgere. È così che possiamo trasformarla in una risorsa.

Quando smetti di giudicare ciò che provi e inizi a dialogare con le tue emozioni, non sono più loro a guidarti: sei tu che torni a guidare la tua vita.

Attraversare senza fuggire: la via della mindfulness

Un sostegno prezioso in questo processo è la mindfulness:
una pratica che ci insegna ad accogliere l’esperienza del momento presente con uno sguardo gentile e non giudicante.
Proprio questa gentilezza verso noi stessi, nei momenti di difficoltà, è uno degli strumenti più potenti che possiamo coltivare.

Ogni emozione che scegliamo di accogliere ci avvicina alla nostra verità più profonda. Le emozioni scomode sono segnali del nostro Sé Superiore, della nostra Divina Essenza, che ci invita a vedere, comprendere, trasformare.

Se quell’emozione viene fuggita, repressa o scaricata all’esterno senza consapevolezza, si perde l’opportunità di accogliere il suo messaggio.
E quell’emozione continuerà a ripresentarsi, fino a quando non sarà vista, compresa, integrata.

Ma come possiamo allenarci a farlo, ogni giorno, con consapevolezza?
Come si impara a gestire le emozioni?

4 esercizi per imparare a gestire le emozioni

Esistono pratiche semplici e potenti che possono aiutarci a creare uno spazio interiore di accoglienza, ascolto e trasformazione.

Ecco 4 esercizi per imparare a gestire le emozioni che puoi integrare nella tua quotidianità:

1. Riconosci le emozioni attraverso il corpo

Ogni emozione è sempre accompagnata da una sensazione fisica ben precisa. Il corpo parla e ci dà segnali importanti per riconoscere e gestire le emozioni. Ma spesso non lo ascoltiamo.

Siamo così abituati a restare nella testa, a cercare di capire cosa proviamo con il pensiero, che finiamo per ignorare ciò che il corpo ci sta dicendo.

Eppure, il corpo è la prima verità che si attiva per mostrarci cosa stiamo vivendo.
All’emergere di una emozione, prova a fare un bel respiro profondo, chiudi gli occhi, porta l’attenzione al corpo e chiediti:

“Dove sento questa emozione, adesso?”.

Potresti iniziare a notare segnali fisici che prima ignoravi: stomaco chiuso, respiro corto, tensione, battito accelerato, calore…

Per aiutarti a riconoscere le emozioni nel corpo, ti faccio alcuni esempi di sensazioni fisiche associate alle varie emozioni.

Emozioni e sensazioni fisiche

  • Paura → stomaco chiuso, mani sudate, battito accelerato, respiro corto, schiena che duole, mascella serrata, rigidità nel corpo, tremore.
  • Rabbia → pugni chiusi, tensione nella mandibola, calore improvviso, respiro affannoso, denti serrati, tremolio.
  • Tristezza → spalle contratte, senso di pesantezza, stanchezza diffusa, nodo alla gola, battito accelerato.
  • Disgusto → labbra e naso arricciati, senso di nausea, tensione alla gola, senso di soffocamento.
  • Vergogna → viso che si scalda, rossore, contrazione del petto e delle spalle, sguardo abbassato, difficoltà a parlare.
  • Disprezzo → labbra sollevate da un lato, sguardo dall’alto verso il basso, sopracciglia sollevate, scuotere la testa.
  • Invidia → tensione al petto, calore interno, postura chiusa, spalle curve.
  • Gelosia → stomaco contratto, palpitazioni, mani che si agitano, calore al petto, tensione alle spalle e al collo.
  • Delusione → corpo afflosciato, sospiri frequenti, nodo alla gola, sguardo verso il basso, ventre teso (simile a una fitta interna).
  • Felicità → espansione del petto, brividi lungo la schiena, sorriso spontaneo, vitalità, sensazione di leggerezza.

Il corpo è una bussola che ci mostra la verità, anche quando la mente cerca di negarla.

Ascoltare il corpo non significa fissarsi sulle sensazioni né drammatizzarle. Significa solo osservare, accogliere, sentire.

In questo modo, inizi ad allenare una nuova presenza.
Una nuova intimità con te stesso/a.
Una via per tornare a casa, nel tuo sentire.

Ti riconosci in alcune di queste sensazioni fisiche?
Quali ti sono più familiari?
Hai mai provato a fermarti davvero e ascoltarle?

Ricorda:
Allenarsi ogni giorno ad ascoltare il corpo è uno dei primi passi per imparare a gestire le emozioni in modo consapevole.

2. Pratica la respirazione consapevole

Il respiro è il ponte tra corpo, mente ed emozioni.
È la prima cosa che cambia quando proviamo paura, rabbia, disgusto, invidia, delusione o ci sentiamo ansiosi.
Diventa superficiale, affannoso, corto, spezzato.
E spesso nemmeno ce ne accorgiamo.

Riportare l’attenzione al respiro è uno dei modi più semplici e potenti per tornare al presente e ritrovare centratura.
Ci aiuta a uscire dal vortice dell’emozione e a creare uno spazio di quiete interiore da cui osservare ciò che accade, senza esserne travolti.

Quando senti che un’emozione sta emergendo, puoi fermarti un attimo e portare consapevolezza al tuo respiro.
Non serve modificarlo. Inizia semplicemente ad ascoltarlo.

Inspira lentamente… ed espira ancora più lentamente.
Puoi contare: 4 secondi per inspirare, 6 per espirare, restando connessa/o alla sensazione dell’aria che entra ed esce.

Porta attenzione al movimento del petto e del ventre.
E nota, senza giudizio, se il respiro è contratto, corto, agitato.
Ogni respiro consapevole è un gesto di presenza.
È un modo per dirti: “Sono qui. Mi ascolto. Mi accolgo.”

La respirazione consapevole non cancella l’emozione,
Ma ti aiuta a non identificarti con lei. A ricordare che tu non sei la tua emozione.
Ti offre uno spazio in cui attraversarla con presenza,
senza reprimerla, fuggirla o farti travolgere.

Ti va di provare ora, per un minuto?
Chiudi gli occhi e segui il tuo respiro, così com’è.

Ti sei mai accorta/o di come cambia il tuo modo di respirare quando provi paura, ansia o rabbia? 
Hai mai usato il respiro come àncora per tornare a te?

3. Sciogli le emozioni con EFT

L’EFT (Emotional Freedom Techniques) è una tecnica di liberazione emozionale, semplice e profonda, che prevede di stimolare – picchiettando con le dita delle mani – punti specifici del corpo (tapping).

Si basa sull’idea che, dietro ogni emozione bloccata, ci sia una disarmonia nel sistema energetico.
Attraverso il tapping, è possibile rilasciare emozioni negative e sensazioni fisiche spiacevoli in modo sicuro ed efficace.

EFT è un metodo semplice e alla portata di tutti che offre la possibilità di gestire le emozioni che ci attraversano: grazie al tapping, la sensazione di allerta viene ridotta progressivamente, fino a sciogliersi.

Durante la pratica, mentre si picchiettano alcuni punti su viso, tronco e dita si pronunciano delle affermazioni che aiutano a neutralizzare il pensiero che ha generato l’emozione negativa, ad esempio:

Anche se [ho questo problema] (es. provo rabbia perché…, ho paura di…, mi sento in colpa per…, ecc.), mi amo e mi accetto profondamente e completamente».

È una tecnica di auto-aiuto che puoi usare anche da solo/a, nei momenti in cui senti che qualcosa dentro di te ha bisogno di essere ascoltato e liberato.

Se vuoi approfondire cos’è l’EFT, come funziona e come praticarla in autonomia, trovi un articolo completo a questo link: EFT Tapping.

Hai mai provato l’EFT?

4. Gestisci le emozioni con la tecnica RAIN

Quando un’emozione ti travolge, il rischio più grande è reagire in automatico, come se non esistesse nessuna altra possibilità.
La tecnica RAIN ti aiuta a creare spazio tra ciò che provi e ciò che fai.
È uno strumento potente e allo stesso tempo semplice per attraversare le emozioni senza combatterle né evitarle.

Un modo efficace per gestire le emozioni in modo consapevole.

RAIN è un acronimo in quattro fasi che ti guida in un processo di consapevolezza profonda:

  • RRecognizeRiconosci cosa stai provando.
    Siedi in silenzio, chiudi gli occhi e fai qualche respiro profondo.
    Diventa consapevole che stai sentendo qualcosa.
    Dai un nome all’emozione che si sta manifestando: rabbia, paura, tristezza, vergogna…
  • AAllowAccetta, permetti che ci sia.
    Non giudicarla. Non scacciarla. Non fuggirla. Non cercare di cambiarla. Lascia che sia lì, così com’è, anche solo per qualche istante.
  • IInvestigateIndaga con gentilezza.
    Dove la senti nel corpo?
    Quale pensiero o ricordo è legato a questa emozione?
    Cosa vuole dirti davvero?
  • NNurtureNutri te stessa/o con presenza.
    Appoggia una mano sulla parte del tuo corpo dove percepisci l’emozione.
    Chiediti: “Di cosa ha bisogno la parte più ferita e vulnerabile di me?”. Stai in ascolto di ciò che emerge e offri a quella parte di te ciò di cui necessita.
    Concludi il processo con una parola gentile, una carezza interiore, un gesto che ti riporti al centro.

La tecnica RAIN ti accompagna in un cammino di accoglienza e trasformazione emotiva. Non si tratta di “fare qualcosa per aggiustare l’emozione”, ma di imparare a stare con essa in modo nuovo, più presente, più consapevole.

Ti va di sperimentarla ora? 
Scegli un’emozione che senti ancora viva dentro di te.
Attraversala, passo dopo passo, con la guida di RAIN.

E se vuoi fare un passo in più: dialoga con le tue emozioni

Ti propongo una breve visualizzazione per entrare in contatto profondo con l’emozione che è più presente nella tua vita in questo momento. 
Puoi scegliere consapevolmente quale emozione incontrare, oppure lasciare che emerga spontaneamente, come un’onda che affiora da dentro di te.

Qualunque sia la tua scelta, poni l’intenzione di incontrarla e iniziare un dialogo sincero con lei.

Visualizzazione – Incontra la tua emozione

Chiudi gli occhi.
Fai qualche respiro profondo e lascia che il corpo si rilassi.
Porta l’attenzione dentro di te, nel tuo spazio interiore.
Senti quale emozione è presente in questo momento…
e immagina che prenda forma davanti a te.

Può presentarsi come un oggetto, una persona, una divinità, un animale, o qualunque altra immagine.
Accoglila così com’è, senza giudicarla.

Poi rivolgile queste domande:
“Chi sei?”
“Cosa vuoi da me in questo momento?”
“Di cosa hai bisogno?”

Rimani in ascolto.
Lascia che le risposte emergano, anche se sembrano vaghe o inaspettate.
Ringrazia questa presenza per essersi mostrata.
E prima di concludere, offrile un gesto di cura: un abbraccio, un sorriso, una parola gentile.

Conclusione: prendersi cura delle proprie emozioni significa prendersi cura di sé

Prendersi cura delle emozioni è uno degli atti più profondi di cura verso se stessi. Non è un esercizio mentale o un lavoro di crescita personale fine a se stesso. È una questione di benessere reale, che tocca ogni livello: fisico, emotivo, energetico.

Come ricorda Gary Craig, fondatore del metodo EFT, alla base di ogni emozione negativa c’è uno squilibrio nel sistema energetico del corpo.
Quando l’energia vitale scorre libera, ci sentiamo in armonia.
Ma quando si blocca, qualcosa dentro di noi comincia a farsi sentire.

Le emozioni arrivano.
Non possiamo controllarle, né possiamo evitare tutto ciò la vita ci presenta.
Ma possiamo scegliere come stare con ciò che sentiamo.

Possiamo smettere di ignorare i segnali del corpo.
Possiamo smettere di nascondere le emozioni scomode negli angoli bui della nostra coscienza.
Possiamo imparare ad ascoltarle, accoglierle, lasciarle fluire.

Quando lo facciamo, si apre uno spazio di verità interiore:
uno spazio in cui possiamo ritrovarci, comprenderci,
tornare a sentirci allineati con ciò che siamo.

Uno spazio in cui possiamo finalmente riconoscerci davvero.

Forse, leggendo queste parole, qualcosa in te si è mosso.
Una consapevolezza sottile, un desiderio di ascoltarti di più,
di camminare con più presenza accanto alle tue emozioni.

Se è così,
spero che questo articolo ti abbia donato spunti preziosi
per iniziare a farlo nella tua quotidianità,
con delicatezza, cura e verità.

E se senti che è il momento di andare più in profondità,
possiamo parlarne insieme.

Ti invito a prenotare una call conoscitiva gratuita:
uno spazio sicuro per esplorare il tuo cammino e comprendere se un percorso insieme può essere un passo giusto per te ora. Per farlo, ti basta scrivere una e-mail a valeria@youmint.it.

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Valeria Antonelli
Scritto da
Valeria Antonelli
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