Ascoltare se stessi: cosa significa e come farlo

ascoltare se stessi
Photo by Giulia Russo ©giui.it

Ascoltare se stessi è la chiave per riconoscere quello che manca, quello che si desidera, individuare i propri bisogni e i passi da fare per soddisfarli.

Cosa significa ascoltare se stessi?

Ascoltare se stessi significa portare l’attenzione dentro di sé e illuminare ciò che si sente in quel preciso momento, le emozioni che ci stanno facendo visita, le sensazioni che il corpo sta portando alla nostra attenzione. Poiché ogni emozione, ogni sensazione è lì per portarci un messaggio. Per raccontarci qualcosa di noi, di come stiamo e aiutarci a comprendere le nostre necessità per poterle soddisfare.

Sapersi ascoltare sembra la cosa più semplice del mondo eppure, spesso, è la più difficile. Siamo piene di condizionamenti che ci ricoprono come una seconda pelle, ci stringono e ci impediscono di fare scelte libere. È un po’ come avere un armadio pieno di vestiti non nostri che siamo comunque costrette a indossare perché sono gli unici che abbiamo.

I condizionamenti sono come gabbie invisibili che ci portano a credere di essere più apprezzate per ciò che facciamo che per ciò che siamo. Ci fanno immergere nel fare, fare, fare, e tagliare i ponti col sentire. Ci fanno rincorrere i bisogni degli altri allontanandoci dai nostri. E ci portano a fare carte false pur di essere apprezzate.

Ascoltarsi significa ritrovarsi

Abbiamo così paura di deludere le aspettative degli altri, paura di rimanere sole, da lasciare a questi altri il compito di dettare le regole della nostra vita, di stabilire le nostre verità, di decidere cosa è giusto per noi.

Magari lo facciamo per proteggerci o per quieto vivere o per senso del dovere o per senso di colpa o per paura di fare la scelta sbagliata o, ancora, perché ci sentiamo inadeguate, non abbiamo fiducia in noi stesse e non sappiamo farci valere. Qualunque sia la ragione, questa ci porta spesso ad agire contro il nostro stesso interesse, a non scegliere quello che è giusto per noi. 

Siamo talmente prese ad accontentare tutti, ad accettare cose che non riteniamo giuste, a farci carico di responsabilità non nostre, a fare mille acrobazie per mantenere in equilibrio vita familiare e professionale (se ne abbiamo una), da dimenticarci che noi siamo le persone più importanti della nostra vita. E che il primo dovere lo abbiamo verso noi stesse.

Allora, ascoltare se stessi significa rimettersi al centro della propria vita, disfarsi di quei vestiti che non sono nostri, togliersi quella seconda pelle, quei condizionamenti per fare spazio ad altro. Per ritrovarsi. 

Sapersi ascoltare per vedere con chiarezza

Ascoltare se stessi significa anche darsi il permesso di mettere in discussione le proprie convinzioni, quello in cui si crede e in cui, magari, si ha sempre creduto. Darsi il permesso di seguire una strada diversa, di cambiare idea, di chiedere aiuto, di sbagliare, di consentirsi, senza sensi di colpa, ciò che ci fa bene. 

Talvolta, quello che accade quando ci si ferma e ci si dà il permesso di ascoltarsi, è rendersi conto di quanto la propria mente sia piena di convinzioni, di opinioni, di pensieri che non sono nostri, ma che abbiamo fatto nostri. Perché non ascoltare se stessi, stando sempre nella mente che mente, porta anche a questo. A non saper più distinguere ciò che è vero per noi da ciò che non lo è. 

Ecco che, allora, sapersi ascoltare diventa la via per ritrovare il contatto con quella parte di sé più autentica, quella che aiuta a vedere con chiarezza, che guida nel compiere azioni ispirate da un sentire profondo, piuttosto che da un ragionamento logico. E permettere così alle proprie verità di emergere. 

Ascoltare se stessi per imparare a dire di no

Abbiamo allenato il nostro sguardo a rivolgersi in primis ai bisogni degli altri, piuttosto che ai nostri. Perché ci è stato insegnato che le brave bambine sono sensibili, attente, generose, disponibili… E si fanno carico dei pesi del mondo.

Così, quello che accade è che si diventa incapaci di riservare del tempo per se stesse. Ci si spreme nell’accudire gli altri senza badare a quanto questo procura stanchezza, nervosismo, insoddisfazione, stress. Perché le brave bambine sono sempre buone, accondiscendenti e soddisfano le aspettative degli altri, anche a costo di agire contro se stesse. Un ruolo che negli anni diventa una gabbia fatta di doveri e sensi di colpa, che porta a seppellire sotto strati molto profondi i propri bisogni e desideri per occuparsi sempre e solo di quelli degli altri.

Facilmente si agisce spinte da pensieri del tipo: «Devo comportarmi così o renderò infelici gli altri», «Devo fare questo o non sarò amata», «È mio dovere prendermi cura degli altri», «È mio dovere soddisfare i bisogni degli altri», «Se non faccio ciò che devo non merito di essere felice», «Se non faccio ciò che devo gli altri si allontaneranno», «Se non faccio tutto alla perfezione perderò l’amore dei miei cari».

La condiscendenza diventa la regola 

Ne consegue che si fa fatica a dire di no, perché si ha paura di scontentare qualcuno, di sentirsi non degne di amore. Perché manca la fiducia in se stesse e nel proprio valore. Perché si ha un costante bisogno di ricevere consensi per ciò che si fa, perché ci si sente sempre sotto esame, sempre giudicate per tutto. 

Non ci si ascolta, magari perché da bambine è stato negato il permesso di farlo, di entrare in contatto con le emozioni, con i bisogni, per adeguarsi alle richieste dei propri genitori. 

Liberarsi dal ruolo di brava bambina significa, quindi, iniziare a disobbedire a quel divieto. Iniziare ad ascoltarsi, a riconoscere i propri bisogni e imparare a soddisfarli dicendo di no alle richieste altrui. 

Come fare ad ascoltare se stessi: 7 azioni pratiche

Quando si è abituate a stare sempre nella mente, a dirigere le proprie azioni, il proprio fare, partendo da un piano prettamente mentale, iniziare ad ascoltare se stessi può non essere così immediato e può richiedere un certo tempo. Quindi, nello sperimentare queste azioni pratiche ti invito a essere paziente e stare nel processo. 

1. Riconosci la dinamica a cui ti stai aggrappando

Il punto di partenza è comprendere in che modo, con quali comportamenti si sta alimentando la scelta di non ascoltarsi. Ti invito quindi a rispondere con la massima sincerità alle seguenti domande e prendere nota delle risposte.

Chiediti:

  1. Che cosa mi impedisce di ascoltarmi? 
  2. Di cosa ho paura?
  3. Questa paura quali azioni mi porta a fare o non fare? 
  4. Di cosa sono convinta? 
  5. Questa convinzione quali azioni mi porta a fare o non fare? 

2. Alleggerisci il carico dei tuoi pensieri

La mente crede di sapere tutto, ma ricorda solo quello che ha imparato. Non sa riconoscere ciò che è profondamente vero per te da ciò che non lo è. Ti mantiene nei soliti ragionamenti che ti fanno girare in loop, ti chiude dentro confini rigidi e ti allontana dall’ascolto di te stessa. 

Una pratica catartica in tal senso è il decluttering, ovvero il rimuovere oggetti non necessari, sgombrare, riordinare per liberare spazio. Spazio esteriore e, soprattutto, spazio interiore. Eliminare il disordine nello spazio intorno a te può dunque originare un potente effetto sul carico dei tuoi pensieri, su quel disordine mentale che non ti aiuta ad ascoltarti. 

Procedi così.

Prenditi un po’ di tempo, gira per casa e individua quegli oggetti che innescano pensieri ripetitivi, inclusi quelli non direttamente visibili come i vestiti, gli utensili, la biancheria o altri abitualmente chiusi negli armadi e nei cassetti. E fai caso se, in qualche modo, ti trasmettono una sensazione di pesantezza. A questo punto, fai un bel respiro profondo, prendi il coraggio a quattro mani e sbarazzatene. Decidi tu come. Ringraziati e accogli le sensazioni che questo gesto porta con sé. 

3. Apriti all’ascolto

Ascoltare se stessi non può accadere se non ci si permette di farlo. È necessario mettere da parte la propria resistenza e aprirsi ad accogliere ciò che si muove dentro di sé. Puoi iniziare anche ora domandandoti: «Di che cosa ho voglia, adesso? Di che cosa ho bisogno?». Chiudi gli occhi e ascolta la risposta che affiora dentro di te in qualunque forma possa arrivare: immagini, simboli, sensazione fisiche, emozioni, pensieri, o anche nulla. Permettiti di ascoltarti davvero, di essere veramente interessata a quello che hai da dirti. Ripeti l’esercizio ogni volta che ti è possibile e/o che ti ricordi di farlo e annota su un quaderno o un diario tutto ciò che emerge.

4. Entra in confidenza con le tue emozioni

Se non sei abituata ad ascoltarti e non hai confidenza con le tue emozioni, ti invito a sperimentare il metodo RAIN (Riconosci, Accetta, Indaga, Nutri) di Tara Brach, una pratica in 4 tappe per imparare a stare, dialogare, accogliere e trasformare le tue emozioni. La trovi riassunta nella grafica qui sotto.

5. Allena la tua centratura

Portare l’attenzione a te stessa, al centro di te, si traduce nella capacità di interrompere il pilota automatico che guida il tuo agire, le tue scelte, e ritrovare calma, equilibrio e armonia. Centrarti è un modo per allontanare le interferenze esterne che ti fanno perdere di vista te stessa e la tua felicità. È un modo per tornare al tuo corpo, al respiro, al sentire. Per riprendere contatto con le tue emozioni e sensazioni profonde. Per prenderti cura di te anziché cercare l’approvazione degli altri. 

Procedi così.

Siediti in una posizione comoda. Chiudi gli occhi e porta la tua attenzione al respiro. Fai alcuni respiri consecutivi lenti e profondi. Osserva l’aria che entra e l’aria che esce. Stai in ascolto del tuo corpo, delle sue sensazioni. Se avverti delle tensioni, scioglile portando lì il tuo respiro. Se ti accorgi che stai pensando, osserva il tuo pensiero e accompagnalo ad allontanarsi, riportando ogni volta l’attenzione al tuo respiro. Prosegui la pratica fino a quando senti che è piacevole. 

E se desideri un piccolo aiuto, puoi scaricare la mia pratica audio guidata per tornare al centro di te, attraverso il respiro e il corpo. 

6. Inizia a sceglierti

Prenditi questo impegno con te stessa e inizia a sceglierti ogni giorno con azioni pratiche. Può essere qualcosa di piccolo e semplice all’inizio. Una meditazione, un caffè con un’amica, un bagno con sali profumati. L’importante è che tu ti prenda questo tempo per occuparti di te, per fare le cose che senti giuste per te, anche se questo significa scontentare qualcuno. Scegliersi è un modo per darsi valore. È una piccola grande rivoluzione che vale la pena. 

7. Vai a camminare da sola in Natura

Prenditi del tempo per andare a camminare da sola in Natura. Scegli il luogo dove svolgere la tua pratica. Una volta lì, cammina a sensi sgranati e in ascolto di ciò che è intorno e fuori di te. Poi, un passo dopo l’altro inizia a portare la tua attenzione anche al tuo interno. E lasciati guidare da ciò che emerge. Dalle sensazioni del tuo corpo. Da ciò che osservi, ascolti, annusi, gusti e tocchi con ogni parte di te. 

Puoi abbandonarti all’ascolto. Al sentire. Qui nessuno ti giudica. Nessuno ti fa sentire inadeguata. Nessuno ti chiede di essere diversa da come sei. Qui puoi essere te stessa. E tutto questo è liberatorio. Ti aiuta a coltivare fiducia in te stessa. In ciò che sei. In ciò che senti. Per iniziare a prendere posizione per ciò che davvero vuoi. Iniziare a dire qualche no. E scegliere per te. 

Sapersi ascoltare per stabilire dei sani confini

I sani confini sono quelli che consentono di proteggere se stessi e il proprio spazio ed evitare lo sconfinamento da parte di chi cerca di invaderlo. Lo sconfinamento è qualcosa che si manifesta a vari livelli: fisico, emotivo, mentale, energetico.

Ci si fa invadere dalle emozioni altrui, dai loro pensieri, dalle loro richieste e pretese. Si fanno scelte per compiacere, per non sentirsi in colpa. Senza rendersi conto di quanto questo significhi non rispettare i propri sani confini. 

Si permette a chiunque di entrare, di controllare, di fare quello che vuole. Ci si espone quando sarebbe opportuno non farlo. Ci si confida con le persone sbagliate. Si dicono cose che sarebbe preferibile tenersi per sé. A volte aprirsi è un autogoal. 

Come si fa a stabilire dei sani confini? 

Ci si ascolta. Si sta centrate. Si sta nel sentire e si sceglie: «Posso aprirmi con questa/e persona/e? Sì, No»; «È opportuno per me fare questa scelta? Sì, No». I sani confini sono flessibili. Cambiano da situazione a situazione, da persona a persona. Lo si comprende attraverso l’intuito.

Ascoltare se stessi è semplice se impari a farlo. 

E se in questo momento ti senti in una spirale negativa e vuoi sbloccare la tua vita insieme a me, conosciamoci e parliamone. Contattami per fissare la tua chiamata di svolta gratuita.

Valeria Antonelli

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